China Going Global Index

Gli investimenti cinesi diretti all’estero sono decollati a partire dal 2005, crescendo ad un ritmo di +35% annuo e raggiungendo i 123 miliardi di dollari nel 2014. La prospettiva rimane più che positiva per il futuro, grazie soprattutto all’importante supporto governativo.

Dietro a USA e Giappone, la Cina ricopre attualmente il terso posto sul podio degli investimenti diretti esteri. Eppure, secondo l’OECD, la Cina deve ancora uscire dalla fase iniziale degli investimenti esteri; basta confrontare i tassi di investimento cinesi (2.3%) con quelli americani (22%) del 2013.

Secondo il China Going Global Index (GGI), elaborato da The Economist, le economie più avanzate rimangono le mete preferite degli investitori cinesi. Sui 67 paesi analizzati dall’indice, l’Italia ricopre il 35° posto, posizionandosi a metà classifica e seguendo da distanza di Germania (13), Francia (16), Spagna (27) e Portogallo (32). Le economie nordiche trainano gli investimenti in Europa, a partire dalla Norvegia (9) Danimarca (10) e Svezia (11) fino alla Gran Bretagna (12). In generale, i paesi europei hanno migliorato il loro posizionamento nell’indice anche grazie all’inserimento di indicatori relativi al mercato, alle infrastrutture e all’immobiliare all’interno del GGI.

Guardando ai settori che attraggono maggiori flussi d’investimento, notiamo che l’interesse cinese si è spostato da economie e progetti incentrati sulle risorse naturali verso nuove priorità nazionali: agricoltura, infrastrutture e servizi. Ne sono una prova gli investimenti in Russia, che sono scesi di 24 posizioni all’interno del GGI.

In linea con il piano strategico “One Belt, One Road” (OBOR), paesi come Angola, Algeria, Pakistan, Kazakhstan e Indonesia hanno beneficiato di maggiori investimenti cinesi grazie alla posizione lungo la nuova Via della Seta.